Tempo di primi bilanci per la Pallacanestro Sestri, che ha riportato la Genova cestistica in Serie B dopo 15 anni. Sforzo che il patron Davide Mariotti sta portando avanti con entusiasmo nonostante i risultati sul parquet, al momento, non stiano dando i frutti desiderati.

Presidente, tracciamo un primo bilancio societario?

Per l’anno 2023 è ampiamente positivo: vittoria del campionato di Serie C ligure, iscrizione in B e numeri sempre più importanti nel settore minibasket. Inoltre, abbiamo
effettuato un consistente investimento nel settore giovanile dando vita a Seagulls Genova, sperando di coniugare negli anni a venire gli aspetti agonistici e sociali del gioco fornendo un percorso più adatto possibile a ogni ragazzo, da quello che ambisce a diventare il prossimo giocatore della B a quello che va in palestra per stare bene con gli amici.

Nell’attuale stagione qual è stata la risposta del pubblico nelle partite casalinghe?

Nelle prime uscite direi buona, poi probabilmente anche a causa dei risultati abbiamo avuto una piccola flessione. Dobbiamo essere più bravi noi come squadra e società
a trascinare gli spettatori anche se persistono alcune criticità la prima È che il pubblico genovese non è abituato a pagare per vedere una partita di basket; la seconda è che alcune realtà non capiscono che avere una Serie B che funziona a Genova serve da traino per tutto il movimento.

Tecnicamente il campionato non sta andando bene: 2 vittorie e 11 ko. Secondo lei perché?

Inizialmente abbiamo patito un po’ il salto di categoria e il fatto di essere una squadra con molti elementi nuovi, mancando alcune vittorie, soprattutto in casa, che erano alla portata. In seguito, invece, ci siamo accartocciati negativamente su noi stessi. Resta il fatto che stiamo parlando di uno dei gironi più impegnativi di questo campionato.

Prima di Natale ha deciso di esonerare coach Francesco Guida. Scelta inevitabile?

Mi è dispiaciuto molto, ma temo di sì.

Le difficoltà maggiori che avete incontrato?

Fare basket a Genova è più difficile che da altre parti: dall’impiantistica sportiva alla ricerca degli sponsor, dal bacino di possibili giocatori impiegabili al costo degli affitti per i giocatori in foresteria.

Sul campo la salvezza è ancora possibile?

Assolutamente sì, pur non essendo attrezzati per essere tra le prime del campionato possiamo dire la nostra e salvarci, che poi è l’obiettivo stagionale. Non dobbiamo fallire alcune partite soprattutto nella seconda fase quando ci sarà l’incrocio con il girone lombardo-piemontese.

Se tornasse indietro rifarebbe la stesa scelta di andare in B?

Ogni mattina mi interrogo su questo, visto l’immenso stress a cui mi sto sottoponendo. Però credo di sì, dobbiamo resistere questo primo anno poi faremo sempre meglio
come è da dna societario.

Allora cosa farebbe di diverso?

Sicuramente qualche errore è stato commesso, ma fa parte del percorso di crescita: l’importante è non ripeterli. Ogni volta che torniamo a casa dopo aver affrontato squadre e società più strutturate ci portiamo dietro dettagli e idee da copiare per migliorarci.

Il Comitato ligure e le istituzioni regionali la stanno aiutando?

Dalla Federazione c’è stato il supporto necessario; per quanto riguarda le istituzioni, invece, spero ci sia un’accelerazione in tal senso nei prossimi mesi.

Al momento la panchina è affidata all’assistente Stefano Ambrosini, ma state cercando un nuovo coach. Che caratteristiche dovrà avere?

Quelle di saper creare una squadra che non molli mai per 40′ e che faccia faticare qualsiasi avversario. Solo così si esce dal campo senza rimpianti.

Fonte: Il Secolo XIX | 02/01/2024